Pagina:Eneide (Caro).djvu/85

44 l’eneide. [1058-1082]

Consigli s’argomenta a far che in vece
E ’n sembianza d’Ascanio il suo Cupido
1060Se ne vada in Cartago; e con quei doni,
Con le dolcezze sue, con la sua face
Alletti, incenda, amor desti e furore
Nel petto a la regina, onde sospetto
Più non aggia o ’l suo regno, o la perfidia
1065De la sua gente, o di Giunon l’insidie,
Che da pensare e da vegghiar le danno
Tutte le notti. E, fatto a sè venire
L’alato Dio, così seco ragiona:
Figlio, mia forza e mia maggior possanza:
     1070Figlio, che del gran padre anco non temi
L’orribil tèlo, onde percosso giacque
Chi ne diè fin nel ciel briga e spavento,
A te ricorro e dal tuo nume aita
Chieggio a l’altro mio figlio Enea tuo frate.
1075Come Giuno il persegua, e come l’aggia
Per tutti i mari omai spinto e travolto,
Tu ’l sai che del mio duol ti sei doluto
Più volte meco. Or la sidonia Dido
L’ave in sua forza, e con benigni e dolci
1080Modi fin qui l’accoglie e lo trattiene.
Ma là dov’è, lassa! che val, comunque
Sia caramente accolto? in casa a Giuno


[657-671]