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42 l’eneide. [1008-1032]

Ed ei ch’era sì rio nimico vostro,
Celebrava il valor di voi Troiani,
1010E trar volea da Troia il suo legnaggio.
Voi da me dunque amico e fido ospizio,
Giovini, arete. E me fortuna ancora,
A la vostra simile, ha similmente
Per molti affanni a questi luoghi addotta,
1015Sì che natura e sofferenza e pruova
De’ miei stessi travagli ancor me fanno
Pietosa e sovvenevole agli altrui.
     Ciò detto, Enea cortesemente adduce
Ne la sua reggia. In ogni tempio indíce
1020Feste e preci solenni. Ordina appresso
Che si mandino al mar venti gran tori,
Cento gran porci, cento grassi agnelli
Con cento madri, e ciò ch’a’ suoi compagni
Per vitto e per letizia è di mestiero.
1025Dentro al real palagio, realmente,
De’ più gentili e sontuosi arnesi
Il convito e le stanze orna e prepara;
Cuopre d’ostro le mura; empie le mense
D’argento e d’oro, ove per lunga serie
1030Son de’ padri e degli avi i fatti egregi.
     Enea, cui la paterna tenerezza
Quetar non lascia, a le sue navi innanzi


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