Ed ei ch’era sì rio nimico vostro,
Celebrava il valor di voi Troiani, 1010E trar volea da Troia il suo legnaggio.
Voi da me dunque amico e fido ospizio,
Giovini, arete. E me fortuna ancora,
A la vostra simile, ha similmente
Per molti affanni a questi luoghi addotta, 1015Sì che natura e sofferenza e pruova
De’ miei stessi travagli ancor me fanno
Pietosa e sovvenevole agli altrui.
Ciò detto, Enea cortesemente adduce
Ne la sua reggia. In ogni tempio indíce 1020Feste e preci solenni. Ordina appresso
Che si mandino al mar venti gran tori,
Cento gran porci, cento grassi agnelli
Con cento madri, e ciò ch’a’ suoi compagni
Per vitto e per letizia è di mestiero. 1025Dentro al real palagio, realmente,
De’ più gentili e sontuosi arnesi
Il convito e le stanze orna e prepara;
Cuopre d’ostro le mura; empie le mense
D’argento e d’oro, ove per lunga serie 1030Son de’ padri e degli avi i fatti egregi.
Enea, cui la paterna tenerezza
Quetar non lascia, a le sue navi innanzi