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[683-707] libro i. 29

E quei, che del senato e de gli offici
Piantan le curie e i fòri e le basiliche.
685Scorge là presso al mar che ’l porto cavano;
Qua sotto al colle, ch’un teatro fondano,
Per le cui scene i gran marmi che tagliano,
E le colonne, che tant’alto s’ergono,
Le rupi e i monti, a cui son figli, adeguano.
     690Con tal sogliono industria a primavera
Le sollecite pecchie al sole esposte
Per fiorite campagne esercitarsi,
Quando le nuove lor cresciute genti
Mandano in campo a côr manna e rugiada,
695Di celeste liquor le celle empiendo;
O quando incontro a scaricare i pesi
Van de l’altre compagne; o quando a stuolo
Scacciano i fuchi, ingorde bestie e pigre,
Che, solo intente a logorar l’altrui,
700De le conserve lor si fan presepi,
Allor che l’opra ferve, allor che ’l mèle
Sparge di timo d’ogn’intorno odore.
     O fortunati voi, di cui già sorge
Il desiato seggio, Enea dicendo,
705A parte a parte lo contempla e loda.
Arriva intanto alla muraglia, e chiuso
Ne la sua nube (meraviglia a dirlo)


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