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28 l’eneide. [658-682]

Di congiunger la mia con la tua destra?
Quando fia mai ch’io possa a viso aperto
660Vederti, udirti, ragionarti, e vera
Riconoscerti madre? Egli in tal guisa
Si querelava; e verso la cittade
Se ne giano invisibili ambidue:
Chè la Dea, sospettando non tra via
665Fossero distornati o trattenuti,
Di folta nebbia intorno gli coverse.
Ella in alto levossi, e Cipri e Pafo
Lieta rivide, ov’entro al suo gran tempio
Da cento altari ha cento volte il giorno
670D’incensi e di ghirlande odori e fumi.
Ed essi intanto in vèr le mura a vista
Giunser de la città, ch’al colle incontro
Fe lor superba e specïosa mostra.
     Maravigliasi Enea che sì gran macchina
675Già sorga, ove pur dianzi non vedevasi
Forsi altro che foreste o che tugurii.
Mira il travaglio, mira la frequenzia,
E le porte e le vie piene di strepito.
Vede con quanto ardor le turbe tirie
680Altri a le mura, altri a la ròcca intendono.
E i gravi legni e i gran sassi che volgono
Questi, che i siti ai propri alberghi insolcano;


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