1120De la città di molto sangue il campo
Era già sparso e pien di dardi il cielo;
Alzò la mano, e con gran voce disse:
State, Rutuli, a dietro; e voi, Latini,
Toglietevi da l’armi. Ogni fortuna, 1125Qual ch’ella sia di questa pugna, è mia.
A me la colpa, a me si dee la pena
Del vïolato accordo: a me per tutti
Pugnar debitamente si conviene.
A questo dir di mezzo ognun si tolse, 1130Ognun si ritirò. Di Turno il nome
Enea sentendo, il cominciato assalto
Dismise e da le mura e da le torri
E da tutte l’imprese si ritrasse.
Per letizia esultò, terribilmente 1135Fremè, si rassettò, si vibrò tutto
Ne l’armi, e ’n sè medesmo si raccolse;
Quanto il grand’Ato, o ’l grand’Èrice a l’aura
Non sorge a pena, o ’l gran padre Appennino.
Allor che d’elci la fronzuta chioma 1140Per vento gli si crolla, e che di neve
Gioioso alteramente s’incappella.
I Rutuli, i Latini, i Teucri, e tutti
O ch’a la guardia o ch’a l’offesa in prima 1144Fosser de la muraglia, ognuno a gara