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608 l’eneide. [1095-1119]

1095Gli assiti, i ponti e le bertesche ardendo
D’una torre ch’a guardia era da lui
De la muraglia in su le ruote eretta.
E disse: Già, sorella, già son vinto
Dal mio destino. A che più m’attraversi?
1100Via dove la fortuna e Dio ne chiama!
Fermo son di venir col Teucro a l’armi,
E soffrir de la pugna e de la morte
Ogni acerbezza, anzi che tu mi vegga
De la gloria de’ miei, sorella, indegno.
1105Or al fato mi lascia: e sostien ch’io
Disfoghi infurïando il mio furore.
     Così dicendo, fuor del carro a terra
Gittossi incontinente, e la sirocchia
Lasciando afflitta, via per mezzo a l’armi
1110E per mezzo a’ nemici a correr diessi.
     Qual di cima d’un monte in precipizio
Rotolando si svolge un sasso alpestro,
Che dal vento o dagli anni o da la pioggia
Divelto, per le piagge a scosse, a balzi
1115Vada senza ritegno, e de le selve
E degli armenti e de’ pastori insieme
Meni guasto, ruina e strage avanti;
Tal per l’opposte e sbaragliate schiere
1119Se ne gía Turno. E giunto ove in cospetto


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