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606 l’eneide. [1045-1069]

1045De la nostra città? Nè fia che Drance
Menta de la mia fuga? E fia che Turno
Volga le spalle, e quella terra il vegga?
Sì gran male è morire? Inferni dii,
Accoglietemi voi, poichè i superni
1050Mi sono infesti. A voi di questa colpa
Scenderò spirto intemerato e santo,
E non sarò de’ miei grand’avi indegno.
     Ciò disse a pena; ed ecco a tutta briglia
Venir per mezzo a le nemiche schiere
1055Un cavalier che Sage era nomato.
Di spuma e di sudore il suo cavallo,
E di sangue era sparso. In volto infissa
Portava una saetta, e con gran furia
Turno chiamando e ricercando andava.
     1060Poscia che ’l vide, In te, disse, è riposta
Ogni speranza; abbi pietà de’ tuoi.
Enea va come un folgore atterrando
Tutto ciò che davanti gli si para;
E le mura e le torri e ’l regno tutto
1065Di ruinar minaccia; e già le faci
Volano ai tetti. A te gli occhi rivolti
Son de’ Latini. E già Latino stesso
Vacilla, e fra due stassi a qual di voi
1069S’attenga, e di cui suocero s’appelli.


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