995Del regno tutto, lanïossi il manto,
Bruttossi il bianco e venerabil crine
D’immonda polve: amaramente pianse
Che per suocero dianzi e per amico
Non si confederò col frigio duce. 1000Turno, che in questo mezzo combattendo
Rimaso era del campo in su l’estremo
Incontro a pochi, e quelli anco dispersi,
Già scemo di vigore, e trasportato
Da’ suoi cavalli, che ritrosi e stanchi 1005Ognor piú se n’andavano e lontani,
In sè confuso e dubio se ne stava.
Quando ecco di Laurento ode le grida
Con un terror che, non compreso ancora,
Gli avea da quella parte il vento addotto. 1010Porse l’orecchie, e ’l mormorio sentendo
De la città, che tuttavia più chiaro
Di tumulto sembrava e di travaglio,
Oh, disse, che sent’io? che novitate
E che rumore e che trambusto è questo 1015Che di dentro mi fere? E, quasi uscito
Di sè, mirando ed ascoltando stette.
Cui la sorella (come già conversa
Era in Metisco, e come i suoi cavalli 1019Stava reggendo) si rivolse, e disse: