Pagina:Eneide (Caro).djvu/639

598 l’eneide. [845-869]

845Ch’eran fratelli de la Licia usciti
E de’ campi d’Apollo; a cui per quarto
Menète aggiunse. Ah come il fato indarno
Si fugge! Infin d’Arcadia fu costui
Qui condotto a morire. E ’n su la riva
850Era nato di Lerna, ove pescando,
Da l’armi, da le corti e da’ palagi
Si tenea lunge; e solo il suo tugurio
Avea per reggia, e per signore il padre,
Povero agricoltor de’ campi altrui.
     855Come due fochi in due diverse parti
D’un secco bosco accesi ardon sonando
Le querce e i lauri; o due rapidi e gonfi
Torrenti che nel mar dagli alti monti
Precipitando, se ne va ciascuno
860Il suo cammino aprendo, e ciò che truova
Si caccia avanti e rumoreggia e spuma;
Così per la campagna, ambi fremendo,
Le schiere sgominando, e questi e quelli
Atterrando ne gían, da l’una parte
865Enea, Turno da l’altra. Or sì che d’ira,
Or sì che di furor si bolle e scoppia,
E con tutte le forze a ferir vassi:
Chè l’esser vinto, e non la morte è morte.
E qui Murráno (un che superbo e gonfio,


[516-529]