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592 l’eneide. [695-719]

695De la ferita in fondo si raccolse,
E seguendo la mano, il ferro stesso
Come da sè n’uscío. Spedito e forte,
E nel pristino suo vigor ridotto,
Enea dritto levossi. Iäpi il primo,
700A che, disse, badate? e perchè l’arme
Tosto non gli adducete? Indi a lui vòlto,
Contro a’ nemici in tal guisa infiammollo:
Enea, non è, non è per possa umana
O per umano avviso o per mia cura
705Questo avvenuto. Un dio, certo un gran dio
A gran cose ti serba. In questo mezzo
Ei, già di pugna desioso, entrambi
S’avea gli stinchi di dorata piastra,
Il dorso di lorica, e la sinistra
710Di scudo armata. E già l’asta squassando,
D’indugio impazïente, in su la soglia
Tanto sol de la tenda si ritenne,
Che, sì com’era di tutt’armi involto,
Il caro Iulo caramente accolse,
715E con le labbia a pena entro l’elmetto
Baciollo, e disse: Figlio mio, da me
La sofferenza e la virtute impara;
La fortuna dagli altri. Io, quel che posso
Or con questa mia destra ti difendo:


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