Pagina:Eneide (Caro).djvu/625

584 l’eneide. [495-519]

495Messápo con la lancia incontinente
Gli si fe sopra, e sì com’era in atto
Di supplicarlo, il petto gli trafisse,
Così ben va, dicendo: or a’ gran numi
Porco più grato e miglior ostia cadi.
500Cadde il meschino, e fu, spirante e caldo,
Sovraggiunto dagl’Itali e spogliato.
     Diè Corinèo per un gran tizzo a l’ara
Di piglio; e sì com’era ardente e grave,
Ad Èbuso ch’incontro gli venía,
505Nel volto il fulminò. Schizzonne insieme
Il foco e ’l sangue; e di baleno in guisa
Un lampo ne la barba gli rifulse
Che diè d’arsiccio odore, indi gli corse
Sopra senza ritegno; e qual trovollo
510Da la percossa abbarbagliato e fermo,
L’afferrò per la chioma, a terra il trasse,
Col ginocchio lo strinse, e col trafiere
Gli passò ’l fianco. Podalirio ad Also
Pastor, che fra le schiere infurïava,
515S’affilò dietro; e già col brando ignudo
Gli soprastava, allor ch’Also rivolto
La gravosa bipenne ond’era armato
Gli piantò nella fronte e ’nsino al mento
Il teschio gli spartì, l’armi gli sparse


[298-308]