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[470-494] libro xii. 583

470Chi la spada impugnò, chi prese il dardo;
E contra il feritor tutti in un tempo,
Come ciechi, avventârsi. Incontro a loro
Si mosser de’ Laurenti e de’ Latini
Le genti a schiere, e d’altro lato a schiere
475Spinsero i Teucri e gli Arcadi e gli Etruschi.
Così d’arme e di sangue uguale ardore
Surse d’ambe le parti; e l’are e ’l foco
Ch’eran di mezzo e l’ostie e le patene
N’andar sossopra; e tal di ferri e d’aste
480Denso levossi e procelloso un nembo,
Che ’l sol se n’oscurò, sangue ne piovve.
Grida e fugge Latino, e i numi offesi
Se ne riporta, e detestando abborre
Il vïolato accordo. Armasi intanto
485Il campo tutto; e chi frena i destrieri,
Chi ’l carro appresta; e già con l’aste basse
E con le spade ad investir si vanno.
     Messápo desïoso che l’accordo
Si disturbasse, incontro al tosco Auleste
490Che, come re, di regal fregi adorno
E d’ostro, al sacrificio era assistente,
Spinse il cavallo e spaventollo in guisa,
Che mentre si ritragge infra gli altari
Ch’avea da tergo, urtando, si travolse.


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