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[320-344] libro xii. 577

320Governo e leggi eguali, e pace eterna.
A me basta ch’io dia ricetto e culto
A’ miei numi, a’ miei Teucri, e sia Latino
Suocero mio, del suo regno e de l’armi
Signor, rettore e donno. Io poscia altrove
325Altre mura ergerommi, e de’ miei stessi
Fien le fatiche, e di Lavinia il nome.
     Così pria disse Enea: così Latino
Seguitò poi con gli occhi e con la destra
Al ciel rivolto, Ed io giuro, dicendo,
330Le stesse deità, la terra, il mare,
Le stelle, di Latona ambo i gemelli,
Di Giano ambe le fronti, il chiuso centro,
E la gran possa degl’inferni dii.
Odami di là su l’eterno padre,
335Che fulminando stabilisce e ferma
Le promesse e gli accordi. I numi tutti
Chiamo per testimoni: e tocco l’ara,
E tocco il foco, e questa pace approvo
Dal canto mio. Nè mai, che che si sia
340Di questa pugna, nè per forza alcuna,
Nè per tempo sarà ch’ella si rompa
Di voler mio, non se la terra in acqua
Si dileguasse, non se ’l ciel cadesse
Ne l’imo abisso: così come ancora

Caro. — 37. [191-206]