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DELL’ENEIDE
Libro Duodecimo.
Turno, poscia che vede afflitti e domi
Già due volte i Latini, e non pur scemi
Di forze, ma di speme e di baldanza,
Da lui farsi rubelli, e che a lui solo
5Ognun rivolto in tanto affare attende
Le pruove, le promesse e i vanti suoi,
Furïoso, implacabile, inquïeto
Arde, s’inanimisce, e si rinfranca
Prima in sè stesso. Qual massíla fera
10Ch’allor d’insanguinar gli artigli e ’l ceffo
Disponsi, allor s’adira, allor si scaglia
Contra chi ’l caccia, che da lui si sente
Gravemente ferito; e già godendo
De la vendetta, sanguinoso e fiero
15Con le iube s’arruffa, e con le rampe
Frange l’infisso tèlo e graffia e rugge;
Così la vïolenza era di Turno
Accesa, impetuosa e furibonda;
E così conturbato appresentossi
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