1245In tal guisa pregando: O di Soratte
Sommo custode Apollo, a cui devoti
Noi fummo in prima, a cui di sacri pini
Nutriamo il foco, e per cui nudi e scalzi
Tra le fiamme saltando e per le brage 1250Securamente e senza offesa andiamo.
Dammi, chè tutto puoi, padre benigno,
Che questa infamia per mia man si tolga
Da l’armi nostre. Io di costei non bramo
Armi, spoglie o trofeo. Gli altri miei fatti 1255Mi sian di lode, e pur che questo mostro
Caggia spento da me, ne la mia patria
Senza più gloria andrò, di questa guerra
Pago e contento. Udì Febo del voto
Parte, e parte per l’aura ne disperse. 1260Udì che morta da quel colpo fosse
La vergine Camilla; e non udío
Di lui, ch’ei vivo in patria ne tornasse;
Chè ciò per l’aura ne portaro i venti.
Tosto che da le man l’asta ronzando 1265Gli uscío, fur gli occhi e gli animi e le grida
De’ Volsci tutti a la regina intenti.
Ed ella nè del tèlo, nè de l’aura
Moto o fischio sentì; nè vide il colpo,
Mentre giù discendea, finchè non giunse.