Pagina:Eneide (Caro).djvu/592

[1120-1144] libro xi. 551

1120Sì fugace e sì forte. Or al vantaggio
Rinunzia de la fuga e meco a piede
Prendi zuffa del pari; e poi vedrassi
A cui questa ventosa tua bravura
Onore acquisti. A cotal dir Camilla
1125Di furia, di dolor, di sdegno ardendo
Ratto dismonta; e ’l corridor deposto
In man de la compagna, a piè si pianta;
Stringe la spada, imbracciasi lo scudo
E con pari armi intrepida l’attende.
1130Il giovine, che vinto si credette
Aver con quello avviso, incontinente
La groppa le mostrò del suo cavallo,
E via spronando a tutta briglia il pinse.
Ligure vano, vano orgoglio in prima
1135Ti mosse; or vana astuzia e vana fuga
Sarà la tua; chè l’arte del fallace
Tuo padre, e di tua patria, a far non basta
Che vivo da le man mi ti ritolga.
Disse la virgo, e qual da cocca strale
1140Dietro gli si spiccò: ratto l’aggiunse,
Passollo, attraversollo, al fren di piglio
Diedegli; lo ferì, l’ancise alfine.
Così d’un alto sasso agevolmente
Sparvier grifagno al timido colombo


[706-722]