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548 l’eneide. [1045-1069]

1045Italiche donzelle, a suo decoro
Scelte da lei per sue degne ministre
Ne la pace e ne l’armi. In tal sembianza
Termodoonte il bellicoso stuolo
De l’Amazzoni sue vide in battaglia
1050Attorneggiare Ippolita, o col carro
Gir di Pentesilèa le schiere aprendo
Con feminei ululati. Or chi fu prima,
Chi poi, cruda virago, e quali e quanti
Quei ch’abbattesti, e che di vita spenti
1055Mandasti a l’Orco? Eumenio primamente
Di Clizio il figlio, da costei trafitto
Fu d’un colpo di lancia in mezzo al petto.
Cadde il meschino, e fe di sangue un rivo,
Sopra cui voltolandosi, e mordendo
1060Il sanguigno terren, di vita uscío.
Indi va sopra a Liri e sopra a Pègaso
Quasi in un tempo, a l’un mentre, inciampando
Il suo destriero, il fren raccoglie; a l’altro
Mentre a lui, che trabocca, il braccio stende
1065Per sostenerlo: onde in un gruppo entrambi
Precipitaro. A cui d’Ippòta il figlio
Amastro aggiunse, e via seguendo, Arpálico
E Tèreo e Cromi e Demofonte occise.
Quanti dardi lanciò, tanti Troiani


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