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546 l’eneide. [995-1019]

995Volgon le teste, e si rifan lor sopra,
Ch’eran lor contra. Così quando questi,
E quando quelli or cacciano, or cacciati
Tornano; in quella guisa ch’a vicenda
Il mare or d’alto a riva i flutti increspa,
1000E ne l’ultima arena ondeggia e spuma;
Or da la riva indietro se ne torna,
E le stess’onde, e la commossa ghiara
Sorbendo e voltolando, si ritragge.
Due volte i Toschi i Rutuli incalzaro
1005Fino a le mura; e i Rutuli due volte
Risospinsero i Toschi. Al terzo assalto
Mischiârsi ambe le schiere, e l’un con l’altro
Vennero a zuffa. Allor le grida e i mugghi
Si sentir de’ cadenti: allor si vide
1010Il pian tutto di sangue, e tutto d’armi
E d’uomini coverto e di cavalli
Feriti e morti. Orsíloco a rincontro
Di Rèmolo trovossi; e non osando
Di star seco a le mani, al suo cavallo
1015Trasse del dardo, e ’n su l’orecchio il colse.
Del colpo impazïente e per sè fiero
Si scosse, s’avventò, col petto in alto
E con le zampe il corridor levossi,
E ’n su l’arena il cavalier distese.


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