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518 l’eneide. [295-319]

295Tenea l’aëre intorno, in ordinanza
Tre volte, armati, a piè la circondaro,
E tre volte a cavallo, in mesta guisa
Ululando, piangendo, e l’armi e ’l suolo
Di lagrime spargendo. Infino al cielo
300Penetrâr de le genti e de le tube
I dolorosi accenti. Altri gridando
Le pire intorno, elmi, corazze e dardi
E ben guarnite spade e freni e ruote
Avventaron nel foco, e de’ nemici
305Armi d’ogni maniera, arnesi e spoglie;
Altri i lor propri doni, e degli occisi
Medesmi vi gittâr l’aste infelici,
E gl’infelici scudi, ond’essi invano
S’eran difesi. A le cataste intorno
310Molti gran buoi, molti setosi porci,
Molte fur pecorelle occise ed arse.
A sì mesto spettacolo in sul lito
Stavan altri piangendo, altri osservando
Ciascuno i suoi più cari, infin che ’l foco
315Gli consumasse. E questi l’ossa, e quelli
Le ceneri accogliendo, il giorno tutto
In sì pietoso officio trapassaro:
Nè se ne tolser finchè, spenti i fochi,
Non s’acceser le stelle. In altra parte


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