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484 l’eneide. [895-919]

895Nè di tomba t’onori. Ai lupi, ai corvi
Ti lascio, o che la piena in alcun fosso
Ti tragga, o che nel fiume, o che nel mare
Ai famelici pesci esca ti mandi.
     Indi muove in un tempo incontro a Lica,
900E segue Antèo, che ne le prime schiere
Era di Turno. Assaglie il forte Numa,
Fere il biondo Camerte. Era Camerte
Figlio a Volscente, generoso germe
Del magnanimo padre, e de’ più ricchi
905D’Ausonia tutta: in quel tempo reggea
La taciturna Amicla. In quella guisa
Che si dice Egeon con cento braccia
E cento mani, da cinquanta bocche
Fiamme spirando e da cinquanta petti,
910Esser già stato col gran Giove a fronte,
Quando contra i suoi folgori e i suoi tuoni
Con altrettante spade ed altrettanti
Scudi tonava e folgorava anch’egli;
In quella stessa Enea per tutto ’l campo,
915Poi ch’una volta il suo ferro fu caldo,
Contra tutti vincendo infurïossi.
Ecco Nifèo su quattro corridori
Si vede avanti: e contra gli si spinge
Sì ruïnoso, e tal fa lor fremendo


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