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470 l’eneide. [545-569]

545Di cacciare i nemici, in su l’entrata
Si combattea d’Italia. E quai tra loro
S’azzuffano a le volte avversi, e pari
Di contesa e di forza in aria i venti,
Che nè lor, nè le nugole, nè ’l mare
550Ceder si vede, e lungamente incerta
Sì la mischia travaglia, ch’ogni cosa
D’ogni parte tumultüa e contrasta:
Tale appunto de’ Rutuli e de’ Teucri
Era la pugna, e sì fiera e sì stretta,
555Che giunte si vedean l’armi con l’armi,
E le man con le mani, e i piè co’ piedi.
     D’altra parte ove rapido e torrente
Avea ’l fiume travolti arbori e sassi,
Da loco malagevole impediti
560Gli Arcadi cavalieri a piè smontaro.
E ne’ pedestri assalti ancor non usi,
Da’ Latini incalzati, avean le terga
Già volte a Lazio, quando (quel che s’usa
In sì duri partiti) a lor rivolto
565Pallante, or con preghiere, or con rampogne,
Ah compagni, ah fratelli, iva gridando,
Dove fuggite? Per onor di voi,
Per la memoria di tant’altri vostri
Egregi fatti, per l’egregia fama,


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