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464 l’eneide. [395-419]

395Empiè di luce e di baleni i campi.
Di su le mura la dardania gente
Gioiosa infino al ciel le grida alzaro:
E sopraggiunta la speranza a l’ira
A trar di nuovo e saettar si diero
400Con un rumor, qual sotto l’atre nubi
Nel dar segno di nembi e nel fuggirli
Fan le strimonie gru schiamazzo e rombo.
     Mentre ciò Turno e gli altri ausoni duci
Stavan meravigliando, ecco a la riva
405Si fa pien d’armi e di navili il mare.
Enea di cima al capo e da la cresta
Del fin elmo spargea lampi e scintille
D’ardente fiamma; e gran lustri e gran fochi
Raggiava de lo scudo il colmo e l’oro,
410Come ne la serena umida notte
La lugubre e mortifera cometa
Sembra che sangue avventi; e ’l sirio cane,
Quando nascendo a’ miseri mortali
Ardore e sete e pestilenza apporta,
415E col funesto lume il ciel contrista.
     Non men per questo ha Turno ardire e speme
D’occupar prima il lito, e da la terra
Ributtare i nemici. Egli, animando
E riprendendo la sua gente, avanti


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