120Ne la sua patria terra? un tal nipote
Di Pilunno ch’è divo, un tanto figlio
Di Venilia ch’è ninfa? E degna cosa
Ti par che muova Enea la guerra a Lazio?
Ch’assalga, che soggioghi, che deprede 125Le terre altrui? che l’altrui donne usurpi?
Ch’in man porti la pace, e che per mare
E per terra armi? Tu potrai tuo figlio
Scampar da’ Greci; tu riporre in vece
Di lui la nebbia e ’l vento; tu la forma 130Cangiar de le sue navi in altrettante
Ninfe di mare: ed io cosa nefanda
Farò, se porgo a’ Rutuli un aiuto,
Per minimo che sia? Non v’è tuo figlio
Presente; non vi sia: non sa; non sappia. 135Sei regina di Pafo, d’Amatunta,
Di Citèra e d’Idálio: e che vai dunque
Provocando con l’armi una contrada
Non tua, pregna di guerre? e stuzzicando
Sì bellicosa gente? Ed io son quella, 140Io, che l’afflitte lor fortune agogno
Di porre al fondo? O perchè non più tosto
Chi de’ Greci a le man gli pose in prima?
Chi prima fu cagion ch’a guerra addusse
L’Europa e l’Asia? chi commise il furto