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[20-44] libro x. 449

20Che la fera Cartago aprirà l’Alpi,
Grave a Roma portando essizio e strage.
Allora agli odii, al sangue, a le rapine
Larga vi si darà licenzia e campo.
Or lietamente la tenzone e l’armi
25Fermate; e sia tra voi concordia e pace.
     Tal fece ragionando il gran monarca
Breve proposta. Ma non brevemente
Venere in questa guisa gli rispose:
     Padre e re de’ celesti, e de’ mortali
30Eterna possa (e qual altra maggiore
S’implora altronde?), ecco tu stesso vedi
L’arroganza de’ Rutuli, e quel fasto
Con che Turno cavalca; e vedi il vampo
E la ruina che si mena avanti,
35Da la sua tracotanza e dal successo
Di questa pugna insuperbito e gonfio.
Vedi i Teucri infelici, ch’ancor chiusi
Non son securi; e ’nfin dentro a le porte
E ’n su’ ripari e ’n su le lor difese
40Son combattuti; e la lor propria fossa
È di lor sangue un lago. Di ciò nulla
Il mio figlio non sa; tanto n’è lunge.
Or non fia ch’una volta esca d’assedio
Questa misera gente? Ecco han le mura

Caro. — 29. [12-26]