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434 l’eneide. [945-969]

945Poscia per le montagne e per le selve
Fanciulli se ne van la notte e ’l giorno.
Il lor studio è la caccia; e ’l lor diletto
È ’l cavalcare, e ’l trar di fromba e d’arco.
La gioventù ne le fatiche avvezza,
950E contenta del poco, o col bidente
Doma la terra, o con l’aratro i buoi,
O col ferro i nemici. Il ferro sempre
Avemo per le mani. Una sol’asta
Ne fa picca e pungetto. A noi vecchiezza
955Non toglie ardire, e de le forze ancora
Non ci fa, come voi, debili e scemi.
Per canute che sian le nostre teste,
Veston celate, e nuove prede ognora,
Quando da’ boschi e quando da’ nemici,
960Addur ne giova, e viver di rapina.
Voi con l’ostro e co’ fregi e co’ ricami,
Con le cotte a divisa e con le giubbe
Immanicate e coi fiocchetti in testa,
A che valete? A gir così dipinti
965E così neghittosi? A far balletti
Da donnicciuole? O Frigi, o Frigïesse
Più tosto! in questa guisa si guerreggia?
Via ne’ Díndimi monti, ove la piva
Vi chiama e ’l tamburino e ’l zufoletto.


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