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428 l’eneide. [795-819]

795Là dove la muraglia era di sopra
Con minor guardia, e là ’ve raro il cerchio
Tralucea de la gente. Incontro a loro
I Teucri i sassi, i travi ed ogni tèlo
Avventaron dal muro; e con le picche
800Risospingendo, come il lungo assedio
Insegnò lor di Troia, a la difesa
Si fermâr de’ ripari; e le pareti
E i pilastri e le torri addosso a loro
E sopra a la testuggine gittando,
805Gli scudi dissiparono e le genti,
Sì che più di combattere al coverto
Non si curaro. Ma d’ogni arme un nembo
Lanciando a la scoperta, i bastïoni
Offendean de’ Troiani. E d’una parte
810Mezenzio, formidabile a vedere,
Sèn gía con un gran pino acceso in mano
Lo steccato infocando. Iva da l’altro
Il fier Messápo di Nettuno il figlio,
Domator de’ corsieri: e scisso il vallo,
815Scale, scale, gridava, e per lo muro
Rampicando saliva. Or qui m’è d’uopo,
Callïope, il tuo canto a dir le pruove,
A dir l’occisïon che di sua mano
Fece Turno in quel dì; chi, quali e quanti


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