620Che farà? Con che forze, e con qual’armi
Fia che lo scampi? Avventerassi in mezzo
De’ nimici a morir morte onorata?
Così risolve, e prestamente un dardo
S’adatta in mano; e vòlto in vèr la Luna, 625Ch’allora alto splendea, così la prega:
Tu, Dea, tu de la notte eterno lume,
Tu, regina de’ boschi, in tanto rischio
Ne porgi aita. E s’Ìrtaco mio padre
Per me de le sue cacce, io de le mie 630Il dritto unqua t’offrimmo; e se t’appesi,
E se t’affissi mai teschio nè spoglia
Di fera belva, or mi concedi ch’io
Questa gente scompigli, e la mia mano
Reggi e i miei colpi. E ciò dicendo, il dardo 635Vibrò di tutta forza. Egli volando
Fendè la notte, e giunse ove a rincontro
Era Sulmone, e l’investì nel tergo
Là ’ve pendea la targa; e ’l ferro e l’asta
Passògli al petto, e gli trafisse il core. 640Cadde freddo il meschino; e con un caldo
Fiume di sangue, che gli uscío davanti,
Finì la vita e col singhiozzo il fiato.
Guardansi l’uno a l’altro; e tutti insieme
Miran d’intorno di stupor confusi