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412 l’eneide. [395-419]

395Per la casa d’Assáraco, per quanto
Dovete al sacro e venerabil nume
De la gran Vesta, ogni fortuna mia
Ponendo, ogni mio affare in grembo a voi,
Vi prego a rivocare il padre mio.
400Fate ch’io lo riveggia: e nulla poi
Sarà di ch’io più tema. E già vi dono
Due gran vasi d’argento, che scolpiti
Sono a figure; un de’ più ricchi arnesi
Che del sacco d’Arisba in preda avesse
405Il padre mio; due tripodi; due d’oro
Maggior talenti, ed un tazzone antico
De la sidonia Dido. E se n’è dato
Tener d’Italia il desiato regno,
E che preda sortirne unqua mi tocchi,
410Quello stesso destrier, quelle stesse armi
Guarnite d’oro, onde va Turno altero,
E quel suo scudo, e quel cimier sanguigno
Sottrarrò dalla sorte; e di già Niso,
Gli ti consegno; e ti prometto in nome
415Del padre mio, che largiratti ancora
Dodici fra mill’altri eletti corpi
Di bellissime donne e dodici altri
Di giovini prigioni, e l’armi loro
Con essi insieme, e di Latino stesso


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