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[270-294] libro ix. 407

270Stavano allor vegghiando a la difesa
Di quella porta. Disse Niso in prima:
     Eurïalo, io non so se Dio mi sforza
A seguir quel ch’io penso, o se ’l pensiero
Stesso di noi fassi a noi forza e dio.
275Un desiderio ardente il cor m’invoglia
D’uscire a campo, e far contr’a’ nemici
Un qualche degno e memorabil fatto:
Sì di star pigro e neghittoso aborro.
Tu vedi là come securi ed ebri
280E sonnacchiosi i Rutuli si stanno
Con rari fochi e gran silenzio intorno.
L’occasïone è bella, ed io son fermo
Di porla in uso: òr in qual modo ascolta.
     Ascanio, i consiglieri e ’l popol tutto,
285Per richiamare Enea, per avvisarlo,
E per avvisi riportar da lui,
Cercan messaggi. Io, quando a te promesso
Premio ne sia (ch’a me la fama sola
Basta del fatto), di poter m’affido
290Lungo a quel colle investigar sentiero,
Onde a Pallanto a ritrovarlo io vada
Securamente. Eurïalo a tal dire
Stupissi in prima; indi d’amore acceso
Di tanta lode, al suo diletto amico


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