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[33-57] libro i. 3

Tanto avanzar d’orgoglio e di potenza,
Che ancor de l’universo imperio avrebbe:
35Tal de le Parche la volubil rota
Girar saldo decreto. Ella, che tema
Avea di ciò, non posto anco in oblio
Come, a difesa de’ suoi cari Argivi,
Fosse a Troia acerbissima guerriera:
40Ripetendone i semi e le cagioni,
Se ne sentia nel cor profondamente
Or di Pari il giudicio or l’arroganza
D’Antigone, il concubito d’Elettra,
Lo scorno d’Ebe, alfin di Ganimede
45E la rapina e i non dovuti onori.
     Da tante, oltre al timor, faville accesa,
Quei pochi afflitti e miseri Troiani
Ch’avanzaro agl’incendi, a le ruine,
Al mare, ai Greci, al dispietato Achille,
50Tenea lunge dal Lazio; onde gran tempo,
Combattuti da’ venti e dal destino,
Per tutti i mari andâr raminghi e sparsi:
Di sì gravoso affar, di sì gran mole
Fu, dar principio a la romana gente.
     55Eran di poco, e del cospetto a pena
De la Sicilia navigando usciti,
E già, preso de l’alto, a piene vele


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