1120E la candida soglia e le superbe
Sue porte ne fregiava. Iva la pompa
De le genti da lui domate intanto
Varie di gonne, d’idïomi e d’armi.
Qui di Nomadi e d’Afri era una schiera 1125In abito discinta; ivi un drappello
Di Lèlegi, di Cari e di Geloni
Con archi e strali. Infin dai liti estremi
I Mòrini condotti erano al giogo,
E gl’indomiti Dai. Con meno orgoglio 1130Giva l’Eufrate: ambe le corna fiacche
Portava il Reno: disdegnoso il ponte
Nel dorso si scotea l’Armenio Arasse.
A tal, da tanta madre avuto dono,
E d’un tanto maestro, Enea mirando, 1135Benchè il velame del futuro occulte
Gli tenesse le cose, ardire e speme
Prese e gioia a vederle: e de’ nepoti
La gloria e i fati agli omeri s’impose.