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380 l’eneide. [745-769]

745E chiari Lidi; e floridi e felici
Vi fur gran tempo ancora. Or sotto il giogo
Son di Mezenzio capitati al fine.
A che di lui contar le sceleranze?
A che la ferità? Dio le riservi
750Per suo castigo e de’ seguaci suoi.
Questo crudele insino a’ corpi morti
Mescolava co’ vivi (odi tormento)
Che giunte mani a mani, e bocca a bocca,
In così miserando abbracciamento
755Gli facea di putredine e di lezzo,
Vivi, di lunga morte alfin morire.
     I cittadini afflitti, disperati,
E fatti per paura alfin securi,
Tesero insidie a lui, fecero strage
760De’ suoi, posero assedio, avventâr foco
A le sue case. Ei de le mani uscito
Degli uccisori, ebbe rifugio a Turno
Ch’or l’accoglie e ’l difende. Onde commossa
E per giusta cagione in furia volta
765L’Etruria tutta in contra al suo tiranno
Grida che muoia, e già con l’armi in mano
A morte lo persegue. A questa gente
Di molte mila condottiero e capo
Aggiungerotti. E già d’armate navi


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