545Di quei due cerchi antichi. Una di queste
Città fondò Saturno, e l’altra Giano,
Che Saturnia e Gianicolo fur dette.
In cotal guisa ragionando Evandro,
Se ne gian verso il suo picciolo ostello. 550E ne l’andar, là ’v’or di Roma è il Fòro,
Ov’è quella più florida contrada
De le Carine, ad ogni passo intorno
Udian greggi belar, mugghiare armenti.
Giunti che furo: In questo umíle albergo 555Alloggiò, disse, il vincitore Alcide,
Questa fu la sua reggia. E tu v’alloggia,
E tu ’l gradisci, e le delizie e gli agi
Spregiando, imita in ciò Tirinzio e dio,
E del tugurio mio meco t’appaga. 560Così dicendo, il grand’ospite accolse
Ne l’angusta magione, e collocollo
Là dove era di frondi e d’irta pelle
Di libic’orsa attappezzato un seggio.
Venne la notte, e le fosc’ali stese 565Avea di già sovra la terra, quando
Venere come madre, e non in vano
Del suo figlio gelosa, il gran tumulto
Veggendo e le minacce de’ Laurenti,
Con Volcan suo marito si ristrinse