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[370-394] libro viii. 365

370Scoprissi la sua regia, e le sue dentro
Ombrose e formidabili caverne.
Come chi de la terra il globo aprisse
A viva forza, e de l’inferno il centro
Discovrisse in un tempo, e che di sopra
375De l’abisso vedesse quelle oscure
Del cielo abbominate orride bolge:
Vedesse Pluto a l’improvviso lume
Restar del sole attonito e confuso;
Cotal Caco da subito splendore
380Ne la sua tomba abbarbagliato e chiuso
Digrignar qual mastino Ercole vide;
E non più tosto il vide, che di sopra
Sassi, travi, tronconi, ogn’arme addosso
Fulgurando avventògli. Ei che nè fuga
385Avea nè schermo al suo periglio altronde,
Da le sue fauci (meraviglia a dirlo!)
Vapori e nubi a vomitar si diede
Di fumo, di caligine e di vampa,
Tal che miste le tenebre col foco
390Togliean la vista agli occhi e ’l lume a l’antro.
Non però si contenne il forte Alcide,
Che d’un salto in quel baratro gittossi
Per lo spiraglio, e là ’v’era del fumo
La nebbia e l’ondeggiar più denso, e ’l foco


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