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DELL’ENEIDE


Libro Ottavo.


 
     Poscia che di Laurento in su la ròcca
Fe Turno inalberar di guerra il segno,
E che guerra sonâr le roche trombe,
Spinti i carri e i destrieri, e l’armi scosse
5Di Marte al tempio, incontinente i cuori
Si turbâr tutti, e tutto il Lazio insieme
Con súbito tumulto si ristrinse.
Fremessi, congiurossi, rassettossi
Ognun ne l’arme. I tre gran condottieri
10Messápo, Ufente, e l’empio de’ celesti
Dispregiator Mezenzio, usciro in prima.
Accolsero i sussidi; armâr gli agresti;
Spogliâr d’agricoltor le ville e i campi.
     In Arpi a Dïomede si destina
15Vènulo imbasciatore: e gli s’impone
Che soccorso gli chiegga, e che gli esponga
Quanto ciò de l’Italia e del suo stato
Torni a grand’uopo; con che gente Enea,
Con quale armata v’ha già posto il piede,


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