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346 l’eneide. [1145-1169]

1145E capitan di genti ardito e forte.
Umbrone era il suo nome; Archippo il rege
Che lo mandava. Di felice oliva
Avea il cimiero e l’elmo intorno avvolto.
Era gran ciurmatore, e con gl’incanti
1150E col tatto ogni serpe addormentava:
Degl’idri, de le vipere, e degli aspi
Placava l’ira, raddolciva il tosco,
E risanava i morsi. E non per tanto
Potè, nè con incanti nè con erbe
1155De’ marsi monti, risanare il colpo
De la dardania spada: onde il meschino
Ne fu da le foreste de l’Angizia,
Dal cristallino Fúcino e dagli altri
Laghi d’intorno disïato e pianto.
     1160Mandò la madre Aricia a questa guerra
Virbio, del casto Ippolito un figliuolo,
Gentile e bello: e da le selve il trasse
D’Egèria, ove d’Imèto in su la riva
Più cólta e più placabile è Dïana;
1165Chè, per fama, d’Ippolito si dice,
Poscia che fu per froda o per disdegno
De l’iniqua madrigna al padre in ira,
E che gli spaventati suoi cavalli
Strazio e scempio ne féro, egli di nuovo,


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