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[1120-1144] libro vii. 345

     1120Nè tu senza il tuo nome a questa impresa,
Èbalo, te n’andrai, del gran Telone
E de la bella ninfa di Sebeto
Figlio onorato. Di costui si dice
Che, non contento del paterno regno,
1125Capri al vecchio lasciando e i Teleboi,
Fe’ d’esterni paesi ampio conquisto,
E fu re de’ Sarrasti e de le genti
Che Sarno irriga. Insignorissi appresso
Di Bátulo, di Rufra, di Celenne
1130E de’ campi fruttiferi d’Avella.
Mezze picche avean questi a la tedesca
Per avventarle, e per celate in capo
Suveri scortecciati, e di metallo
Brocchieri a la sinistra, e stocchi a lato.
     1135Calò di Nursa e de’ suoi monti alpestri
Ufente, un condottier ch’era in quei tempi
Di molta fama e fortunato in arme.
Equícoli avea seco, la più parte,
Orrida gente, per le selve avvezza
1140Cacciar le fere, adoperar la marra,
Arar con l’armi in dosso, e tutti insieme
Viver di cacciagioni e di rapine.
     De la gente marrubia un sacerdote
Venne fra gli altri; sacerdote insieme


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