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342 l’eneide. [1045-1069]

1045Una gran compagnia, ch’eran de l’alta
Preneste, de’ sassosi èrnici monti,
De la gabina Giuno e d’Anïene,
E d’Amasèno e de la ricca Anagni
Abitanti e cultori: e come gli altri,
1050Non eran in su’ carri, o d’aste armati
O di scudi coverti. Una gran parte
Eran frombolatori, e spargean ghiande
Di grave piombo, e parte avean due dardi
Ne la sinistra, e cappelletti in testa
1055D’orridi lupi: il manco piè discalzo,
Il destro o d’uosa o di corteccia involto.
     Messápo venne poscia, de’ cavalli
Il domatore e di Nettuno il figlio,
Contro al ferro fatato e contro al foco.
1060Questi subitamente armando spinse
Le genti sue per lunga pace imbelli;
Deviò dalle nozze i Fescennini,
Da le leggi i Falisci: armò Soratte,
Armò Flavinio, e tutti che dintorno
1065Ha di Cimíni e la montagna e ’l lago,
E di Capèna i boschi. Ivan del pari
In ordinanza, e del suo re cantando;
Come soglion talor da la pastura
Tornarsi in vèr le rive al ciel sereno


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