995Ponesse in campo, fu Mezenzio, il fiero
Del ciel dispregiatore e degli Dei.
D’Etruria era signore, e di Tirreni
Conducea molte squadre. Avea suo figlio
Lauso con esso, un giovine il più bello, 1000Da Turno in fuori, che l’Ausonia avesse.
Gran cavaliero, egregio cacciatore
Fino allor si mostrava; e mille armati
Avea la schiera sua, che seco uscita
Fuor d’Agillina, ne l’esiglio ancora 1005Indarno lo seguía; degno che fosse
Ne l’imperio del padre. A questi dopo
Segue Aventino, de l’invitto Alcide
Leggiadro figlio. Questi col suo carro
Di palme adorno, e co’ vittorïosi 1010Suoi corridori in campo appresentossi.
Avea nel suo cimiero e nel suo scudo,
In memoria del padre, un’idra cinta
Da cento serpi. D’Ercole e di Rea
Sacerdotessa ascosamente nato 1015Nel bosco d’Aventino era costui;
Chè con la madre il poderoso iddio
Quivi si mescolò quando di Spagna,
Da Gerïone estinto, ai campi venne
Di Laürento, e nel Tirreno fiume