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324 l’eneide. [595-619]

595Sola a te si convien, solo a te serbasi.
Ecco per te nel tuo coro s’essercita,
Per te prende i tuoi tirsi, a te s’impampina,
A te la chioma sua nodrisce e dedica.
     Divolgasi di ciò la fama intanto
600Fra le donne di Lazio, e tutte insieme
Da furor tratte, e d’uno ardore accese
Saltan fuor degli alberghi a la foresta.
Ed altre ignude i colli e sciolte i crini,
D’irsute pelli involte, e d’aste armate,
605Di tralci avviticchiate e di corimbi,
Orrende voci e tremuli ululati
Mandano a l’aura. E la regina in mezzo
A tutte l’altre una facella in mano
Prende di pino ardente, e l’imeneo
610De la figlia e di Turno imita e canta,
E con gli occhi di sangue e d’ira infetti
Al cielo ad ora ad or la voce alzando,
Uditemi, dicea, madri di Lazio,
Quante ne siete in ogni loco, uditemi.
615Se può pietade in voi, se può la grazia
De la misera Amata, e la miseria
Di lei, ch’ad ogni madre è d’infortunio,
Disvelatevi tutte e scapigliatevi;
Eüöè; a questo sacrificio


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