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[220-244] libro vii. 309

220Ad invitarsi, a coronarsi, a bere
Lietamente si diero. Il dì seguente
Nel sorger de l’aurora uscir diversi
A spiar del paese, che contrade
E che liti eran quelli, e di che genti.
225Trovâr che di Numíco era lo stagno.
E che ’l fiume era il Tebro, e la cittade
Da’ feroci Latini era abitata.
     Allor d’Anchise il generoso figlio
Cento fra tutti i più scelti oratori
230D’oliva incoronati al re destina
Con doni, con avvisi e con richieste
D’amicizia, di commodi e di pace.
     Questi il viaggio lor sollecitando
Se ne van senza indugio. Ed egli intanto,
235Preso nel lito il primo alloggiamento,
Di picciol fosso la muraglia insolca;
E ’n sembianza di campo e di fortezza
D’argini lo circonda e di steccato.
     Seguon gl’imbasciatori, e già da presso
240La città, l’alte torri e i gran palagi
Scoprendo de’ Latini, anzi a le mura
Veggono il fior de’ giovinetti loro
Su’ cavalli e su’ carri essercitarsi,
Lotteggiar, tirar d’arco, avventar pali,


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