120Era fregiata. Indi con rogio vampo,
Con nero fumo e con volumi attorti
S’avventasse d’intorno, e l’alta reggia
Tutta di fiamme empiesse: orrendo mostro,
E di gran meraviglia a chiunque il vide. 125Gli áuguri ne dicean che fama illustre
E gran fortuna a lei si portendea;
Ma ruina a lo stato, e guerra a’ popoli.
A questi mostri attonito e confuso
Il re tosto a l’oracolo di Fauno 130Suo genitor ne l’alta Albunea selva
Per consiglio ricorse. È questa selva
Immensa, opaca, ove mai sempre suona
Un sacro fonte, onde mai sempre essala
Una tetra vorago. Il Lazio tutto 135E tutta Italia in ogni dubbio caso
Quindi certezza, aita e ’ndrizzo attende.
E l’oracolo è tale. Il sacerdote
Nel profondo silenzio de la notte
Si fa de l’immolate pecorelle 140Sotto un covile, ove s’adagia e dorme.
Nel sonno con mirabili apparenze
Si vede intorno i simolacri e l’ombre
Di ciò ch’ivi si chiede, e varie voci
Ne sente, e con gli Dei parla e con gl’Inferi.