70Un re che vèglio e placido gran tempo
Avea ’l suo regno amministrato in pace.
Questi nacque di Fauno e di Marica
Ninfa di Laürento, e Fauno a Pico
Era figliuolo, e Pico a te, Saturno, 75Del suo regio legnaggio ultimo autore.
Non avea questo re stirpe virile,
Com’era il suo destino; e quella ch’ebbe
Gli fu nel fior de’ suoi verd’anni ancisa.
Sola d’un sangue tal, d’un tanto regno 80Restava una sua figlia unica erede,
Che già d’anni matura, e di bellezza
Più d’ogni altra famosa, era da molti
Eroi del Lazio e de l’Ausonia tutta
Desiata e ricerca. Avanti agli altri 85La chiedea Turno, un giovine, il più bello,
Il più possente e di più chiara stirpe
Che gli altri tutti; e più ch’agli altri, a lui,
Anzi a lui sol la sua regina madre
Con mirabil affetto era inchinata. 90Ma che sua sposa fosse, avverso fato,
Vari portenti e spaventosi augúri
Facean contesa. Era un cortile in mezzo
A le stanze reali ove un gran lauro
Già di gran tempo consecrato e cólto