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[20-44] libro vii. 301

20Le ricche tele, con l’arguto suono
Che fan le spole e i pettini e i telari,
E co’ fuochi de’ cedri e de’ ginepri
Porge lunge la notte iudicio e lume.
     Quinci là verso il dì, lontano udissi
25Ruggir lioni, urlar lupi, adirarsi,
E fremire e grugnire orsi e cignali,
Ch’eran uomini in prima: e ’n queste forme
Da lei con erbe e con malie cangiati
Giacean di ferri e di ferrate sbarre
30Ne le sue stalle incatenati e chiusi.
E perchè ciò non avvenisse ai Teucri,
Che buoni erano e pii, da cotal porto
E da spiaggia sì ria Nettuno stesso
Spinse i lor legni, e diè lor vento e fuga,
35Tal che fuor d’ogni rischio li condusse.
     Già rosseggiava d’orïente il balzo,
E nel suo carro d’ostro ornata e d’oro
L’Aurora si traea de l’onde fuori,
Quando subitamente ogn’aura, ogn’alito
40Cessò del vento, e ne fu ’l mare in calma
Sì ch’a forza ne gian de’ remi a pena.
     Qui la terra mirando il padre Enea
Vede un’ampia foresta, e dentro, un fiume
Rapido, vorticoso e queto insieme,


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