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296 l’eneide. [1270-1294]

     1270Dove lass’io te, gran Catone, e Cosso?
E i Gracchi, e i due gran folgori di guerra
Ambedue Scipïoni, ambi Africani,
Strage l’un di Cartago, e l’altro essizio?
Dove Fabrizio il povero, e potente,
1275Con la sua povertà? Dove Serrano,
Ch’è, di bifolco, al grande imperio assunto?
Dove restano i Fabii? Eccone un solo,
Massimo veramente, che con arte
Terrà il nemico tranquillando a bada.
1280Abbinsi gli altri de l’altre arti il vanto;
Avvivino i colori e i bronzi e i marmi;
Muovano con la lingua i tribunali,
Mostrin con l’astrolabio e col quadrante
Meglio del ciel le stelle e i moti loro:
1285Chè ciò meglio sapran forse di voi:
Ma voi, Romani miei, reggete il mondo
Con l’imperio e con l’armi, e l’arti vostre
Sien l’esser giusti in pace, invitti in guerra;
Perdonare a’ soggetti, accòr gli umíli,
1290Debellare i superbi. In questa guisa
Parlava il santo vèglio, ed essi attenti
Stavan con meraviglia ad ascoltarlo,
Quando soggiunse: Ecco di qua Marcello;
Mira come se n’entra adorno e carco


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