1120Sì ch’a nítida fiamma, a semplice aura,
A puro eterio senso ne riduca.
Quest’alme tutte, poichè di mill’anni
Han vòlto il giro, alfin son qui chiamate
Di Lete al fiume, e ’n quella riva fanno, 1125Qual tu vedi colà, turba e concorso.
Dio le vi chiama, acciò ch’ivi deposto
Ogni ricordo, men de’ corpi schive,
E più vaghe di vita, un’altra volta
Tornin di sopra a riveder le stelle. 1130Ciò detto, Anchise a quelle genti in mezzo
Condusse il figlio, e la sibilla insieme;
E prese un colle, ove le schiere tutte,
Sì come ne venian di mano in mano,
Avea d’incontro, e le scorgea nel volto. 1135Or qui ti mostrerò, soggiunse Anchise,
Quanta sarà ne’ secoli futuri
La gloria nostra; quanti e quai nepoti
De la Dardania prole a nascer hanno;
E quante del mio sangue anime illustri 1140Sorgeranno in Italia. Indi a te conte
Le tue fortune e i tuoi fati saranno.
Vedi colà quel giovinetto ardito
Che su quell’asta pura il braccio appoggia?
Quegli a la luce è destinato in prima,