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278 l’eneide. [820-844]

820L’onde seco traea, le fiamme e i sassi.
Vede nel primo incontro una gran porta
C’ha la soglia, i pilastri e le colonne
D’un tal diamante, che le forze umane,
Nè degli stessi Dei, romper nol ponno.
825Quindi si spicca una gran torre in alto
Tutta di ferro. A guardia de l’entrata
La notte e ’l giorno vigilando assisa
Sta la fiera Tesífone succinta,
Col braccio ignudo, insanguinata e torva.
830Quinci di lai, di pianti e di percosse
E di stridor di ferri e di catene
Cotale un suono udissi, che spavento
Enea sentinne; e rattenuto il passo,
Dimmi, vergine, disse, e che delitti
835Son qui puniti? e che pianti son questi?
     Ed ella: Inclito sire, a nessun lece,
Che buono e giusto sia, di portar oltre
Da quella soglia scelerata il piede.
Ma me di ciò che dentro vi s’accoglie
840Ècate instrusse allor ch’ai sacri boschi
Mi prepose d’Averno; e d’ogni pena
E d’ogni colpa e d’ogni loco a pieno,
Quando seco vi fui, notizia diemmi.
Questo è di Radamanto il tristo regno.


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