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258 l’eneide. [320-344]

     320Poichè fu pianto, in una ricca bara
Lo collocaro, e di purpuree vesti,
De’ suoi più noti e più graditi arnesi
Gli feron fregi e mostre e monti intorno.
Altri (pietoso e tristo ministero)
325Il gran feretro agli omeri addossârsi;
Altri, com’è de’ più stretti congiunti
Antica usanza, vòlti i vólti indietro,
Tenner le faci e dier foco a la pira;
E gran copia d’incenso e di liquori
330E di cibi e di vasi ancor con essi,
Sì come è l’uso antico, entro gittârvi.
     Poichè cessâr le fiamme, e ’ncenerirsi
Il rogo e ’l corpo; le reliquie e l’ossa
Furon da Corinèo tra le faville
335Ricerche e scelte, e di vin puro asperse,
Poi di sua mano acconciamente in una
Di dorato metallo urna reposte.
Lo stesso Corinèo tre volte intorno
Con un rampollo di felice oliva
340Spruzzando di chiar’onda i suoi compagni,
Li purgò tutti, e ’l vale ultimo disse.
Oltre a ciò, fece Enea per suo sepolcro
Ergere un’alta e sontuosa mole,
E l’armi e ’l remo e la sonora tuba


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