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256 l’eneide. [270-294]

270Essortava i compagni; e fra sè stesso
Pensoso, inverso il bosco il guardo inteso,
Così pregava: Oh se quel ramo d’oro
Ne si scoprisse in questa selva intanto,
Come n’ha la sibilla, oimè, pur troppo
275Di te, Miseno, annunzïato il vero!
     Ciò disse a pena, ed ecco da traverso
Due colombe venir dal ciel volando,
Ch’avanti a lui sul verde si posaro.
Conobbe il magno eroe le messaggiere
280De la sua madre, e lieto orando: O, disse,
Siatemi guide voi, materni augelli,
S’a ciò sentier si truova; ite per l’aura
Drizzando il nostro corso, ov’è de l’ombra
Del prezïoso arbusto il bosco opaco.
285E tu, madre benigna, in sì dubbioso
Passo, del lume tuo ne porgi aita.
E, ciò detto, fermossi. Elle pascendo,
Andando, saltellando, a scosse, a volo,
Quanto l’occhio scorgea, di mano in mano
290Giunsero ove d’Averno era la bocca:
E ’l tetro alito suo schivando, in alto
Ratte l’ali spiegaro, e dal ciel puro
Al desiato loco in giù rivolte,
Si posâr sopra a la gemella pianta;


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