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234 l’eneide. [995-1019]

995Molti e gravi pensier tra sè volgendo,
Stava infra due, se per suo novo seggio
(Posto il fato in non cale) ei s’eleggesse
De la Sicilia i campi, o pur di lungo
Cercasse Italia. In ciò Naute, un vecchione,
1000Ch’era (mercè di Pallade e degli anni)
Di molta esperïenza e di gran senno,
O fosse ira di Dio che lo movesse,
O pur ch’era così nel ciel prescritto,
In cotal guisa a suo conforto disse:
     1005Magnanimo signor, comunque il fato
Ne tragga o ne ritragga, e che che sia,
Vincasi col soffrire ogni fortuna.
Aceste è qui, ch’è del dardanio seme
E di stirpe celeste un ramo anch’egli.
1010Prendi lui per compagno al tuo consiglio,
E con lui ti confedera e t’aduna,
Che in grado prenderallo; e tu de’ tuoi
Ciò che t’avanza per gli adusti legni,
O fastidito è di sì lungo essiglio,
1015O che langua o che tema o che sia manco
Per etate o per sesso, a lui si lasci,
Ch’è pur troiano; ed ei lor patria assegni,
Che dal nome di lui si nomi Acesta.
     S’accese al detto del suo vecchio amico


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